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 RECUPERO E RIUTILIZZO DELLE ACQUE GRIGIE

 

In una generica utenza, per soddisfare i fabbisogni idrici si preleva acqua potabile dalla rete acquedottistica pubblica: questa acqua, dotata di caratteristiche di elevata qualità, viene utilizzata indistintamente per scopi potabili (per esempio igiene personale e cottura dei cibi) e per scopi non potabili (un esempio su tutti l'utilizzo nelle cassette di risciacquo dei WC). Si verifica cioè un doppio spreco: si utilizza acqua di alta qualità per scopi non potabili, buttandola via subito dopo tramite lo scarico in fognatura.

 

Una gestione sostenibile del ciclo delle acque si basa invece proprio sulla valorizzazione di acque meno nobili e sull'utilizzo dell'acqua di alta qualità esclusivamente laddove sono veramente richieste caratteristiche di qualità. Interventi realizzabili semplicemente e con bassi costi riguardano la componente delle acque reflue non interessata dagli scarichi dei WC, indicata in genere come "acque grigie"; questi interventi sono costituiti fondamentalmente da:

  • la separazione delle reti di scarico delle acque nere (contenenti cioè gli scarichi dei WC) e delle acque grigie (tutte le altre acque di scarico);
  • la realizzazione di reti distinte di distribuzione idrica (acqua potabile e acqua non potabile);
  • il trattamento e il riutilizzo delle acque grigie depurate per scopi non potabili, come ad esempio l'irrigazione di aree a verde, il riempimento delle cassette di risciacquo dei WC, il lavaggio di aree esterne.

Le acque grigie si depurano molto più velocemente delle acque nere: probabilmente la differenza più significativa consiste nella velocità di degradazione degli inquinanti contenuti nelle acque grigie. Le acque nere contengono infatti sostanze organiche che hanno subito uno dei processi degradativi più efficienti in natura, quello del tratto gastro-intestinale umano; è quindi facilmente comprensibile che i residui di tale processo non si possano decomporre velocemente una volta inseriti in acqua, ambiente non consono alla popolazione batterica in essi contenuta. Ad esempio, in cinque giorni di processo biologico degradativo della sostanza organica, solo il 40% della sostanza organica presente subisce una completa mineralizzazione, mentre nel caso delle acque grigie si raggiunge nello stesso periodo una rimozione del 90%. Questo rapido decadimento della sostanza organica presente nelle acque grigie può essere spiegato con l'abbondanza di zuccheri, proteine e grassi, facilmente disponibili alla flora batterica, caratteristica di questa tipologia di reflui.

 

Le acque grigie contengono inoltre solo 1/10 dell'azoto totale e meno della metà del carico organico rispetto alle acque nere, come si può osservare dalla seguente figura, che riporta i dati di campagne analitiche effettuate in due distinti scenari in due diversi paesi.

 

(Fonte: SWAMP Project - www.swamp-eu.org)

 

Una scelta progettuale sostenibile per il trattamento delle acque grigie ai fini del riutilizzo deve tenere conto dei seguenti fattori:

  • adattabilità alle variazioni di carico idraulico e organico in ingresso;
  • efficienza nella degradazione della sostanza organica;
  • alto abbattimento della carica batterica;
  • semplicità ed economicità di gestione e manutenzione.

 

Le tecniche di fitodepurazione rappresentano una tipologia impiantistica che si adatta perfettamente a tali necessità: in particolare, a parità di carico idraulico trattato, la loro efficienza è maggiore nell'abbattimento del carico organico presente nelle acque grigie, rispetto al caso in cui abbiamo anche le nere. Essendo sistemi a biomassa adesa risentono in maniera molto minore rispetto ai tradizionali impianti a fanghi attivi delle variazioni di concentrazioni di inquinanti nel refluo. Inoltre hanno dimostrato un'elevata efficacia nell'abbattimento della carica batterica, comunque presente in quantitativi molto limitati all'interno delle acque grigie. Tra le varie tipologie di sistemi di fitodepurazione, quelle a flusso sommerso presentano spiccati vantaggi rispetto a quelli a flusso superficiale: il flusso subsuperficiale limita infatti fortemente il rischio di odori, lo sviluppo di insetti, e può consentire l'utilizzo della zona adibita all'impianto da parte del pubblico, permettendo così anche l'inserimento in sistemazioni a verde di complessi edilizi.

Sistema di fitodepurazione a flusso sommerso per il trattamento di acque grigie

 

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